Sulla neve – Quand’ero ragazzo e cadeva la prima neve seguivo le orme degli animali, a volte per ore. La prima spruzzata bianca e farinosa, in effetti, per le mie ricerche empiriche era provvidenziale. Le tracce delle volpi si differenziavano nettamente da quelle degli altri abitanti del bosco: nitide, allineate e spedite nei tratti allo scoperto, giravano in tondo nei pressi dei cespugli, indugiavano di fronte alle cavità degli alberi e alle spaccature delle rocce, entravano nei roveti più aggrovigliati e – molto spesso – mi permettevano di scoprire come era andata la caccia del piccolo predatore…
Un predatore opportunista – A volte le tracce andavano a perdersi sui sentieri o sulle strade che portavano alle case. A quei tempi quasi tutte le famiglie possedevano un piccolo pollaio e allevavano qualche coniglio: la carne di manzo era venduta per lo più di sabato e, per il resto della settimana, le proteine animali erano reperibili – a metri zero – nei piccoli allevamenti domestici. La difesa del pollaio non era facile: attratti dalle anatre più grasse, dalle pollastre giovani, dai tacchini e dai conigli di tanto in tanto i “ladri di galline” facevano concorrenza alle volpi e chi prima arrivava più arraffava…
Una cosa è però certa: i ladruncoli a due zampe raramente predavano per fame e spesso svuotavano i pollai per approntare delle cene tra amici o per guadagnare qualche soldo. Le volpi, invece, rubavano per necessità: a dispetto di quest’ultima attenuante però… proprio non godevano di buona fama.
La volpe rossa, dai monti ai litorali
Le volpi rosse (Vulpes vulpes) sono presenti negli ambienti più disparati: frequentano anche gli ambienti antropizzati e – spesso solo di passaggio per cacciare le marmotte – le troviamo sui monti oltre il limite della vegetazione arborea.
Il segreto del loro successo evolutivo sta nelle caratteristiche fisiche: un muso allungato che può infilarsi nelle piccole cavità alla ricerca di prede, olfatto e udito assai ben sviluppati, vista acuta con pupille che – come quelle del gatto – possono dilatarsi o contrarsi a seconda delle condizioni di luce, arti adatti alla corsa. A tutto ciò si aggiunga che le volpi – per scacciare la loro proverbiale fame – si “accontentano” di ciò che l’ambiente offre, compresi gli insetti meno appetibili, gli animali morti e gli avanzi di cibo umano. In mancanza di prede si nutrono di frutta: nelle loro feci, ad esempio, verso maggio troviamo i noccioli delle ciliegie selvatiche. Vista la taglia e le abitudini, in natura hanno ben pochi nemici: a predare la volpi, in effetti, ci provano solo i superpredatori ma… dove non si sono estinti il loro numero è talmente esiguo che di certo non possono creare grossi problemi.
Vita da volpe, da un anno all’altro
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Gennaio e febbraio – Le volpi si accoppiano nei mesi freddi dell’anno: i latrati dei maschi, spesso con sottili guaiti di sottofondo, si sentono sin dai primi giorni di gennaio. In questo periodo le volpi segnano il loro territorio e, per farlo, strofinano le ghiandole odorifere anali su tronchi e pietre. Lasciano inoltre i propri escrementi in bella mostra, in genere su un sasso sporgente dal terreno. L’alimentazione è costituita soprattutto da uccelli e da piccoli roditori: seguendo le tracce delle volpi sulla neve si trovano facilmente i residui di piume e i segni delle altre catture. Quando riescono a predare una lepre o un coniglio selvatico si notano – per il raggio non più ampio di un paio di metri – le macchie di sangue e i peli della vittima.
Marzo e aprile – Le volpi in gestazione si preparano per il parto e allestiscono le tane: le sistemazioni migliori sono nelle profonde e strette cavità del terreno ben drenato, quindi nei terreni impervi , sassosi e boscati. Le tane da me rinvenute, erano per lo più tra rocce fratturate; era impossibile esplorarle e capire se – come si legge nei manuali o come si racconta nelle favole – tali rifugi siano effettivamente imbottiti di strame e rivestiti dei peli invernali che gli animali vanno progressivamente perdendo, visto l’arrivo dei tepori della primavera.
Si legge in Grzimek:
“… in territori particolarmente adatti, su una superficie di 100 ettari di bosco si possono trovare da cinque a dieci tane di Volpi; il territorio personale può avere un’estensione da 5 a 10 Kmq se le condizioni ambientali sono favorevoli, da 20 a 50 se queste sono meno soddisfacenti. […] i Tassi costruiscono dei grandi complessi comprendenti numerose tane che vengono abitate sia da questi sia dalle Volpi. Le due specie possono convivere pacificamente per vari anni.”
Maggio e giugno – La gestazione dura circa sessanta giorni, i volpacchiotti nascono con l’arrivo della bella stagione e sono allattati per circa un mese. Con lo svezzamento iniziano i problemi alimentari e… le volpi si arrangiano come possono, per cui talvolta diventano ladre. Notare che, in caso di caccia fruttuosa, una parte delle prede viene sotterrata per sopperire ai periodi neri. Le tane vedono l’avvicendamento di vari soggetti, e potremmo parlare di una sorta di “famiglia allargata”. I volpacchiotti giocano spesso all’aperto, e in questo caso il terreno attorno all’ingresso principale della tana è ben ripulito: segno evidente della presenza di una vivace cucciolata.
Giugno, luglio, agosto e settembre – I mesi caldi dell’anno vedono le volpi impegnate nella caccia e nella ricerca di frutti di ogni genere. I piccoli crescono e imparano a cacciare. La madre porta loro prede vive per addestrarli al meglio.
Ottobre e Novembre – I volpacchiotti sono ormai in condizone di cavarsela da soli: raggiungeranno la maturità verso il decimo mese di vita. Il loro peso si aggirerà sugli otto chili, i maschi avranno dimensioni maggiori rispetto alle femmine.
Dicembre – Ricomincia il ciclo, e il lontananza si udranno ancora i versi delle volpi in amore.
Si legge in Grizmek:
[…] i più noti sono un grido stridulo e furioso che viene emesso durante i duelli o per minacciare un nemico, dei leggeri suoni simili a mugolii, guaiti e brontolii, che consentono alla madre e ai figli di comunicare tra loro […]
Ruolo ecologico delle volpi
Cacciatori di bosco e – in caso di necessità – anche di pollaio, volpi e volponi sanno sfruttare tutte le risorse ambientali: possono predare anche uccelli della dimensione del cigno (Grizmek: vol. 12, pag. 282), ma a volte si accontentano delle carcasse di anmali morti: in montagna, ad esempio, sul finire dell’inverno sono state viste accanto ai resti degli stambecchi travolti dalle valanghe. Poi, con l’arrivo della bella stagione, integrano la propria dieta con bacche e frutti di ogni genere…
La volpe e le nutrie – Era un tardo pomeriggio di maggio e me ne stavo acquattato in una risaia, ai bordi di un argine per fotografare una famiglia di nutrie. La luce non era delle migliori e l’oggetto delle mie attenzioni si mostrava alquanto diffidente ma di tanto in tanto qualche giovane esemplare usciva dalla tana e nuotava nel canaletto. Alla fine una nutria adulta uscì dall’acqua e si mise a brucare sull’argine però… proprio mentre le puntavo ancora una volta l’obiettivo… la nutria alzò il capo, si guardò intorno e – fiutata l’aria – se ne tornò in fretta e furia nella tana. Era arrivata la volpe. Se la nutria era scappata la volpe se ne stava ferma, acquattata tra l’erba. La fame la spingeva ad aspettare le possibili prede, ma la mia presenza la teneva a distanza di sicurezza.
Né le nutrie né le volpi godono di molta simpatia: le prime danneggiano gli argini scavandovi le loro tane profonde, e per questo motivo vengono soppresse. Le seconde… come già detto arraffano quel che possono, lepri, fagiani e anatre comprese per cui… sottraggono risorse ai cacciatori. Il problema della sovrabbondanza di nutrie si potrebbe risolvere lasciando in pace le volpi: sebbene le nutrie siano animali alloctoni, le volpi hanno ormai imparato a predarle. Una conclusione che formulai con la penombra della sera, quando lasciai l’argine e gli animali al loro destino.
Franco Gray (All’anagrafe: Franco Bertola)
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