Ottobre – Siamo in una valle laterale della Valsesia, nel Comune di Alagna e risaliamo la Val Vogna. Il viaggio inizia lungo la strada asfaltata che da Riva Valdobbia raggiunge la Frazione Sant’Antonio. Lì troviamo una pista che – costeggiando per lunghi tratti il torrente Vogna – termina nei pressi della frazione Peccia. Lungo tutto il percorso si diramano i sentieri che portano verso alpeggi, laghetti e pascoli.
Foto in alto: autunno – La Val Vogna è caratterizzata da numerosi nuclei abitativi sparsi: alcuni si svuotano in inverno. La località prende il nome dal torrente omonimo che la segna profondamente.
Foto a lato: il torrente Vogna nei pressi della Frazione sant’Antonio.
Il torrente Vogna – Stando alle mappe, il torrente Vogna si forma attorno ai 2300 metri di altitudine. Da lì, raccogliendo i suoi affluenti, scende con un percorso spesso tumultuoso fino a Riva Valdobbia e si getta nella Sesia. Le sue acque hanno scavato gole profonde, a volte impraticabili, sovente visibili dai tracciati che le sovrastano. Risalire la Val Vogna da Riva Valdobbia è agevole: una strada asfaltata porta infatti fino alla Frazione Sant’Antonio. Da lì un tracciato sterrato (percorribile con i mezzi a motore solo dai soggetti autorizzati) fiancheggia il torrente per lunghi tratti. Giunti alla Frazione Peccia la pista finisce, iniziano i sentieri e il viaggio tra i colori prosegue…
Colori
In alto – A sinistra i colori del torrente Vogna. Al centro i falsi frutti (cinorrodi) di una rosa. A destra: il verde dell’abete rosso e i larici che stanno ormai perdendo le foglie.
Foto sotto – Dalla strada verso la Frazione Sant’Antonio un ruscello affluente di destra del torrente Vogna.
Dalla Frazione sant’Antonio alla “Montata” – Metà ottobre: conifere e latifoglie
Se il mese di ottobre passa senza forti sbalzi termici le foglie degli alberi decidui cambiano gradatamente di colore e assumono sfumature tenui e delicate. Nei pressi dei muretti a secco che un tempo vedevano coltivazioni di ortaggi e cereali si notano i colori accesi dei ciliegi selvatici, o rinselvatichiti. Mentre gli ultimi animali al pascolo si apprestano a ritornare verso il fondovalle, gli uccelli che già hanno lasciato gli alpeggi più alti becchettano tra i rami: alcuni già si spingono fino alle abitazioni in cerca di briciole, o degli ultimi frutti rimasti sulle coltivazioni.
In alto – Verso la Frazione Peccia: il torrente Vogna in un tratto relativamente tranquillo e i larici che lo costeggiano. Nell’inserto circolare: un ramo con pigne e licheni
La pista forestale si arresta nei pressi della Frazione Peccia. Superate le case il tracciato porta all’oratorio di San Grato e al suo larice segnato dagli anni e dalle avversità atmosferiche…
A destra – Un particolare del larice con i segni del tempo ben visibili sul tronco. Nell’inserto circolare una cincia mora.
Il vecchio larice della Peccia che cresce sul lato a monte dell’oratorio invita a scoprire una storia lunga secoli. Com’è ben noto, a differenza delle conifere sempreverdi i larici perdono le foglie in autunno: la luce che, in primavera, filtra facilmente tra i rami ancora spogli permette la crescita dell’erba sin dallo scioglimento dell’ultima neve. Di conseguenza – regolati da interventi umani lontani – questi alberi dalle radici possenti sono sempre presenti nei pascoli, lungo i torrenti sui fianchi dei monti. Il loro legname rossastro – scurito dal tempo – caratterizza le case di legno e di pietra della tipica architettura Walser. Poco più avanti, lungo il sentiero troviamo vecchi tronchi di ciliegio: seconde alcune fonti i ciliegi e le visciole erano piantati sia per ricavare qualche frutto (siamo immersi nel clima di quota 1500 m sul livello del mare) sia per “distrarre” gli uccelli dalle coltivazioni ortive.
Foto in alto– Attorno all’oratorio di San Grato il verde dei larici che – tra le macchie di colore delle latifoglie – vira ormai verso i colori tenui dell’autunno. Il sentiero porta alla località “Montata” e al torrente Sulino, con il “ponte napoleonico”. Sulla sponda destra si va verso gli alpeggi e le sorgenti del torrente Vogna. Proseguendo oltre la Montata ci si dirige invece verso l’Alpe Larecchio e le altre mete illustrate nel cartello posizionato in un’area di sosta ai lati del sentiero…
Franco Gray – All’anagrafe: Franco Bertola
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Val Vogna: settembre tra prati e pascoli
Val Vogna quattro stagioni: galleria fotografica Avvertenza – Sono gradite le condivisioni, ma tutto il materiale pubblicato in questo sito resta proprietà degli autori e non potrà essere utilizzato da terze persone senza la loro esplicita autorizzazione. Le eventuali citazioni dovranno contenere la fonte con il titolo del sito.