Questa storia comincia nel bosco e nel gelo, quando il suolo è ricoperto di neve. Per gli animali selvatici la stagione invernale è la più difficile: alcuni emigrano verso climi meno rigidi, altri la affrontano cadendo in un letargo più o meno prolungato. Gli scoiattoli fanno invece tesoro delle scorte di cibo accumulate nel corso della stagione propizia. Le cavità degli alberi diventano pertanto la loro dispensa, il suolo la loro fonte di cibo. Scavando tra le foglie marcescenti scovano infatti larve, semi sepolti e radici…
Dopo l’inverno arriva la primavera…
I nidi di scoiattolo sugli alberi– Da ragazzo ero curioso quanto adesso, ma la discrezione non era il mio forte: quando sugli abeti che tuttora crescono non lontano da casa mia notavo il tipico grande ammasso tondeggiante fatto di rametti e di foglie mi arrampicavo lungo i rami per andare a ficcare il naso nel nido dello scoiattolo. Poi, oltre a quello presente sull’abete, andavo a esplorare gli altri nidi raggiungibili posizionati sui larici, sui castagni o sul gigantesco pino strobo che, a quei tempi, ancora svettava sulla collina.
In genere all’interno dei nidi verso i primi di luglio trovavo quattro o cinque piccoli ancora glabri e, dopo averli osservati, li rimettevo diligentemente a casa loro. La madre però non gradiva i miei sopralluoghi e quando – nei giorni a seguire – tornavo tra i rami trovavo il rifugio ormai vuoto: i piccoli erano stati portati lontano, in siti più sicuri. La vita degli scoiattoli in effetti non è poi così tranquilla: gli adulti sono un buon boccone per gli uccelli rapaci e i nidi indifesi possono essere facilmente saccheggiati dalle martore o dalle ingorde cornacchie…
Scoiattoli autoctoni
In Italia sono presenti almeno due specie autoctone di scoiattoli: lo scoiattolo rosso (Sciurus vulgaris) e lo scoiattolo meridionale (Sciurus meridionalis). Quest’ultimo – un tempo considerato una sottospecie dello scoiattolo rosso – è stato recentemente riconosciuto come specie. Pare localizzato solo sulle alture della Basilicata e della Calabria, dove si spinge fino a quote oscillanti tra i 600 e i 1500 metri sul livello del mare.
Lo scoiattolo rosso (Sciurus vulgaris)
Il nome scientifico dello scoiattolo rosso è Sciurus vulgaris: così fu classificato da Linneo nell’ormai lontano 1758. Lo chiamano scoiattolo rosso ma in realtà il colore della pelliccia in alcuni soggetti presenta notevoli sfumature che dal marrone chiaro arrivano al marrone scuro.
Il peso dello Sciurus vulgaris non supera i 350 grammi. La lunghezza totale arriva facilmente ai 40 centimetri, ma almeno quindici spettano alla spettacolare coda. La taglia e il colore del mantello lo distinguono dallo scoiattolo meridionale, anche se in entrambe le specie il ventre è sempre chiaro.
Il soggetto a lato – fotografato in un Parco dell’Europa Centrale mentre divora qualcosa che somiglia ad una larva – è un esempio di come il mantello possa presentare variazioni cromatiche notevoli.
Lo scoiattolo meridionale (Sciurus meridionalis)
Di dimensioni maggiori dello scoiattolo rosso, lo scoiattolo meridionale si distingue per la livrea quasi nera, molto chiara nella parte ventrale.
Il passaggio di nome (da Sciurus vulgaris meridionalis a Sciurus meridionalis) non cambia la vita allo scoiattolo nero delle foreste del Sud Italia, ma gli conferisce la dignità di specie: prima di tale riconoscimento la popolazione di scoiattoli evolutasi sui monti del Pollino e della Sila era considerata infatti una semplice variante del comune scoiattolo rosso europeo.
Come evidenziano le foto in alto e a lato, lo scoiattolo meridionale frequenta tanto le faggete che i boschi di conifere: la vegetazione calabrese merita pertanto un cenno perticolare. Prendo come riferimento il Parco Nazionale della Sila, dove – dopo la vegetazione tipica della fascia mediterranea – subentrano le imponenti foreste di pino laricio, intervallate da ampi pascoli e da coltivazioni. Le conifere si spingono fino a quote oscillanti intorno ai 1700 m slm poi – via via che si sale – il faggio le soppianta gradatamente e, nei versanti più freschi e piovosi, finisce col prevalere sui pini. La foresta che si dirada lascia spazio alle piante fruttifere selvatiche tipiche delle radure e delle zone scarsamente boscate: oltre ai ghiotti frutti, gli animali vi trovano semi e germogli.
Inutile aggiungere che le abitudini di vita, il ciclo riproduttivo e la consistenza della popolazione dello scoiattolo meridionale meritano uno studio approfondito…
Adattamento all’ambiente
Gli scoiattoli rivelano grandi capacità di adattamento. Vivono infatti tanto nelle lontane e sperdute foreste che nei parchi cittadini; li troviamo attivi in tutte le stagioni dell’anno tra gli scampoli di terreno coltivato, nei boschi e (sia pure occasionalmente) nei giardini domestici…
Cibo, tracce e segni
La fotoelaborazione mostra le opportunità alimentari degli scoiattoli: queste variano in rapporto alle stagioni e alle opportunità che offre l’ambiente. Con l’aumento dell’altitudine ai castagni subentrano i faggi che producono le appetibili faggiole. La presenza di alberi da frutto selvatici o rinselvatichiti si rivela preziosa, così come i rovi che crescono nel sottobosco e negli incolti insieme alla fragoline selvatiche. La dieta viene poi integrata dagli insetti e dalle loro larve, spesso scovate frugando nel terreno.
Si legge in Grzimek:
“… Wolfang Gewalt ha notato che durante l’avvicendamento delle stagioni gli animali si spostano alla ricerca degli alberi che offrono le migliori possibilità di alimentazione, spogliandoli più o meno completamente. Le conifere sulle quali gli Scoiattoli tengono banchetto sono riconoscibili anche all’osservatore meno attento: attorno al loro tronco, infatti, il terreno è letteralmente coperto dei resti del pasto, cioè di frammenti di corteccia, bucce e semi, ramoscelli sfrondati e pigne cadute o gettate al suolo dagli animali. Se lo scoiattolo si trova ancora sull’abero si può udire già da una certa distanza l’inconfondibile rumore del suo rosicchiare, ed è facile vedere anche la leggera e ininterrotta pioggia di aghi che l’animale fa cadere nel divorare i semi…” (Vol XI, pag 291)
La foto in alto prova l’affermazione del noto studioso tedesco: notare come lo scoiattolo, nella foga, sia riuscito ad imbrattare la propria coda con i resti del pasto…
Curiosità…
Strano, ma vero: scoiattoli neri anche al Nord
Potrà sembrare strano, ma i due scoiattoli qui presentati, sebbene mostrino alcune delle caratteristiche dello Scoiattolo meridionale sono stati fotografati nel Nord Italia, e precisamente nella zona di Pavia.
Dai commenti che corredano le foto dei siti specializzati si scopre che questa tipologia di scoiattolo è presente in varie parti dell’Italia settentrionale. Si legge infatti dell’avvistamento di un esemplare isolato nella zona dei Colli Berici, in provincia di Vicenza; dalla Valtellina si ha invece notizia di una coppia assidua frequentatrice di un albero di noci. Per concludere pare interessante citare la segnalazione della sua presenza anche nell’est Europa, e precisamente in un parco della Romania…
Scoiattoli arrivati da lontano
Qua e là troviamo gli “scoiattoli d’importazione”. Si tratta di animali a volte introdotti deliberatamente, ma spesso sfuggiti a qualche allevatore un po’ distratto o liberati da proprietari stufi di accudirli: lasciate le gabbie, i nuovi venuti si sono adattati alla vita selvatica.
Lo scoiattolo grigio americano e gli scoiattoli europei: quali differenze?
Ricercato!
Tra gli scoiattoli d’importazione lo Scoiattolo americano – nome scientifico Sciurus carolinensis – gode di una pessima fama: pare che contenda cibo e territorio allo Scoiattolo europeo. Di conseguenza si cerca di limitarne la presenza.
Altre specie di scoiattoli alloctoni sono presenti qua e là a macchia di leopardo: tra queste lo Sciurus griseus e il cosiddetto “Scoiattolo variabile” (Callosciurus finlaysonii). Le specie d’importazione sono accusate di parecchi misfatti ma, per quanto riguarda i danni provocati alle specie autoctone, il maggiore indiziato rimane il famigerato scoiattolo grigio della California.
A questo proposito pare appropriato evidenziare una nota del Parco del Ticino: l’Ente cita infatti una direttiva dell’Unione Europea che già nel 1999 invitava l’Italia a intervenire per “limitare l’ampliamento del suo areale”.
La nota conclude dando notizia di mangiatoie adatte al solo scoiattolo rosso:
“Di particolare interesse il fatto che sia stata creata una mangiatoia selettiva solo per il rosso e che dovrebbe impedire ad altri animali, nella fattispecie lo scoiattolo grigio, di alimentarsi da essa.” (Sito: ente.parcoticino.it – Scheda sullo scoiattolo rosso).
Sulla presenza e successiva diffusione dello scoiattolo grigio conviene ricordare che negli anni Settanta del secolo scorso la specie era segnalata solo in Gran Bretagna, dove i primi 350 esemplari erano stati introdotti già nel 1889 (Grzimek, vol XI pag 299).
Dopo aver attraversato l’Oceano lo scoiattolo americano – passato il canale della Manica – è dunque stato traghettato fino a noi. Sullo scoiattolo grigio sono straripati fiumi di polemiche, ma – a dispetto dei tanti tentativi di eradicazione messi in atto per sloggiarlo dai luoghi frequentati dagli scoiattoli rossi – i nuovi venuti continuano a prosperare e nei parchi pubblici è possibile incontrare entrambe le specie. Concludo con una mia esperienza personale: quando dalle mie parti arrivarono le prime cornacchie grigie si pensò che le diffidenti ghiandaie sarebbero scomparse. In effetti questi uccelli abbandonano il nido per un nonnulla e – come è noto – la cornacchie sono rumorose e invadenti. All’inizio le ghiandaie diventarono quasi invisibili ma in seguito seppero adattarsi e, a dispetto delle cupe previsioni di allora, nei boschi davanti a casa mia le due specie sono tuttora presenti e prospere.
I nemici degli scoiattoli
Per gli scoiattoli, le minacce vengono dalla terra e dal cielo…
La capacità delle volpi di attendere pazientemente la preda è ben nota: sebbene gli scoiattoli scendano a terra solo per brevi periodi, la volpe in agguato diventa un reale pericolo.
Per gli scoiattoli, la poiana è forse il più temibile tra gli uccelli predatori. Il piccolo rapace si aggira spesso tra gli alberi, o sosta appollaiato sui rami in attesa che qualche animale esca allo scoperto.
La martora si arrampica facilmente sugli alberi: di conseguenza può predare gli indifesi nidiacei. la cattura degli individui adulti invece – vista l’agilità con cui si muovono e balzano tra i rami – diventa più difficile.
Nota conclusiva – Questa storia è cominciata nel gelo dell’inverno, ma non finisce con la martora che si aggira nel bosco innevato in cerca di prede. Come già accennato sarà infatti interessante aggiornare e continuare questo articolo con note riguardanti lo scoiattolo meridionale e il comportamento degli scoiattoli d’importazione che – furtivi o invadenti che siano – si sono insediati nei parchi pubblici e in alcuni degli areali tipici delle specie autoctone. A questo proposito alle prime segnalazioni si creeranno delle note aggiuntive, cui potranno seguire articoli dedicati.
Bibliografia di riferimento: Grzimek, Vita degli animali – Bramante editrice
Franco Gray (all’anagrafe: Franco Bertola)
Aggiornamenti
14 maggio 2018 – Ecco un primo aggiornamento sulle specie menzionate nell’articolo: si tratta dello “scoiattolo variabile”, una specie arrivata in italia dal Sud-Est asiatico…
L’autore della foto precisa che questo stesso scoiattolo in inverno pare vada a rintanarsi sotto alcuni pannelli solari posizionati nelle vicinanze. Lo stesso rifugio sarebbe utilizzato anche da una civetta.
Anche lo scoiattolo variabile (Callosciurus finlaysonii) si muove prevalentemente di giorno, per lo più sugli alberi. La lunghezza dalla testa alla coda è di circa 45 centimetri e mostra abitudini simili a quelle dello scoiattolo rosso ma – apparentemente – non compete con gli autoctoni. La specie – già dal secolo scorso – ha iniziato ad espandersi soprattutto nell’Italia Meridionale e in Piemonte…
Questo esemplare di scoiattolo variabile – comunica Diego Chiotti – è stato fotografato sulla collina di Busca, tra Saluzzo e Cuneo.
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