Alcuni scorci caratteristici di Guardabosone. In alto a sinistra l’agglomerato di case viste dall’orto botanico: in primo piano un orologio solare. A destra il campanile della chiesa parrocchiale fotografato dall’oratorio di Luppia: all’esterno della costruzione, la statua dedicata a San Francesco. A sinistra in basso uno dei cortili storici del paese. Costruito attorno al 1100 su di una collina di roccia vulcanica, Guardabosone vanta affreschi, chiese, oratori e raccolte museali.
L’Amedeo Avogadro sale a Guardabosone
Centro incontri di Guardabosone: presentazione di un video con il prof Davide Porporato, il sindaco del paese, il cav. Locca. Sulla sinistra, Cesare Locca.
Scrive il Corriere Valsesiano del 31 maggio 2013:
“Guardabosone? L’abbiamo documentato tutto…”.
Si legge sul settimanale valsesiano che la tesi di laurea di Cesare Locca “Fotografie e memorie della tradizione” ha dato l’avvio a uno studio sulla realtà locale. L’Università degli Studi del Piemonte Orientale, nell’ambito di un progetto Italo-Svizzero, ha prodotto il video “Due generazioni, un museo-paese. Il caso di Guardabosone”. Il 29 maggio – e proprio a Guardabosone – il documento è stato presentato in anteprima ad un gruppo di studenti di etnologia dell’Università del Piemonte Orientale. Sono seguiti vari interventi in cui si è sottolineato come il lungo percorso di salvaguardia della cultura materiale e immateriale del paese abbia avuto inizio dall’impegno del cav. Carlo Locca.
Dopo la presentazione, a dispetto della pioggia, il gruppo di visitatori ha avuto modo di visitare, con la guida degli esperti locali, i punti più interessanti e le raccolte museali che fanno di Guardabosone una realtà unica e preziosa.
Visita a Guardabosone del 29 maggio 2013. Cade la pioggia ma l’interesse dei professori e degli studenti non ne esce annacquato. Al centro, uno dei cortili interni del borgo: un luogo facilmente difendibile perché chiuso tra strettoie. Un tempo, nei magazzini e nelle cantine adiacenti si ammassavano le vettovaglie necessarie per resistere ad eventuali attacchi e per superare la stagione fredda.
Lungo le tracce del tempo…
Lungo le strade del centro abitato e sui sentieri numerosi cartelli esplicativi informano sulla storia e sulle tradizioni del Comune. Il museo degli antichi mestieri merita di essere studiato in quanto rivela modi di produrre e di utilizzare le risorse locali con interventi a basso impatto ambientale. Più che alla forza delle macchine e dei motori, infatti, gli attrezzi esposti erano azionati utilizzando l’ingegno.
Immagini rievocative
Il lupo in Valsesia un tempo rappresentava un problema. Il collare che il cavalier Locca mostra era utilizzato per proteggere i cani posti a guardia del gregge: i lupi tendono infatti ad azzannare alla gola le loro prede.
L’economia di Guardabosone era basata su una ricca varietà di colture: canapa, vite, alberi da frutto, patate fagioli e altri ortaggi che molte famiglie coltivavano sia per la vendita che per uso personale. Attorno al paese sono rimasti grandi alberi di noce e, nella raccolta museale, gli attrezzi che testimoniano la produzione dell’olio che se ne ricavava. I gherigli erano mondati, scaldati e alfine spremuti in appositi torchietti…
Passato e presente a confronto. A sinistra un torchietto per la spremitura delle noci, a destra una bottiglietta di olio di noce prodotto in Germania. Tale tipo di condimento – in Italia ormai quasi introvabile – entra come ingrediente principale in alcune ricette tradizionali ed è molto apprezzato dai buongustai…
Ogni angolo di Guardabosone racchiude frammenti di storia. In una cantina la famiglia Locca conserva oggetti un tempo d’uso quotidiano. A sinistra le “olle”, ovvero gli orci nei quali si riponevano sotto grasso i salumi e, tra uno strato di sale e l’altro, i pezzi di lardo. Sotto le olle troviamo i “brunzin”, e i paioli per la polenta. Nella foto di destra stoviglie da cucina in terracotta.
Ancora negli anni del secondo Dopoguerra il castagno era una risorsa economica, ora è diventato soprattutto una componente del paesaggio, ovvero una risorsa ambientale: i vetusti “arbu” sono tuttora presenti. Da qualche anno a questa parte si è però notato che la produzione di castagne è diminuita a causa di un insetto parassita che mette in serio pericolo la sopravvivenza stessa degli alberi. I castagneti da frutto rimasti, come pure le piante di castagno selvatiche sono ora minacciati da un nuovo parassita arrivato dall’Oriente: il Cinipede galligeno.
Le castagne fornivano cibo sia alle persone che agli animali. Dopo la raccolta erano poste a seccare e quindi mondate dalle bucce: in genere erano messe in un sacco di juta e battute con dei bastoni. La macchina mondacastagne qui raffigurata rappresentava uno strumento raffinato che poche famiglie potevano permettersi: le castagne erano ripulite ruotando in un cestello azionato da una manovella.
Quale futuro?
Le immagini appena pubblicate avrebbero lunghe storie da raccontare e, tanto in paese che nei dintorni, esistono luoghi quasi segreti da esplorare. Sia la famiglia Locca che gli amministratori locali sono disponibili ad ogni forma di collaborazione: di conseguenza storienaturali.com ritornerà tra le strette vie di Guardabosone, ne studierà i dintorni e parlerà con quanti avranno voglia di raccontare. Questa prima visita ha presentato una panoramica dei tesori di un piccolo comune, ma nei prossimi articoli si tratterà della canapa tessile in Piemonte, con particolari riferimenti alla Valsesia e in Valsessera.
Tra le risorse dimenticate troviamo la canapa tessile. Coltivata fino agli anni Sessanta del secolo scorso, era utilizzata nei modi più svariati. A sinistra si nota un telaio: produceva pezze di circa settanta centimetri di larghezza ed era probabilmente manovrato soprattutto da ragazze molto giovani. A destra il manichino tiene in mano una matassa di canapa semilavorata.
Testo e foto: Franco Gray (All’anagrafe. Franco Bertola)
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