Il laghetto di Sant'Agostino  attira da sempre la curiosità della gente. Sito naturalistico di interesse comunitario,  fu considerato  ritrovo di  streghe e di spiriti folletti.  Sull'altura che, lo domina sorge il castello di Arian...

Il lago di Sant’Agostino attira da sempre la curiosità della gente. Sito naturalistico di interesse comunitario, un tempo era considerato ritrovo di streghe e di spiriti folletti…

 

Un lago senza immissari ed emissari visibili…

 

In “Valsesia e Monte Rosa” don Luigi Ravelli tratta del laghetto di Sant’Agostino, un invaso  fondo dai 3 ai 5 metri. La sua  visione del sito è abbastanza inquietante:

   “Giace, senza affluente né emissario visibile, in un desolato bacino, solitario come un deserto e muto come una catacomba. Le sue acque nutrono qualche tinca e parecchie sanguisughe: le pietraie che l’attorniano ospitano vipere ed aspidi in quantità”. 

Possiamo poi leggere citazioni sui resti del Castello di Arian, sulla leggenda della botte piena d’oro e del Sasso d’Acqua Corna, un luogo adatto al ritrovo di streghe e di spiriti folletti. L’ultimo paragrafo è dedicato ai rospi:

   “la Domenica delle Palme tutti i rospi convergono dal monte e dal piano per rimanervi fino al mercoledì Santo, poco prima che il Pievano incominci la lettura della Passio”.

 

Pagina 188 di "Valsesia e Monte Rosa"

Riproduzione di una pagina di “Valsesia e Monte Rosa”, di don Luigi Ravelli.
La prima edizione dell’opera  risale al 1924. Trattando di Roccapietra, a pag.188 in “PASSEGGIATE ed ESCURSIONI”, l’Autore pone al primo punto il  Lago di S. Agostino ma…  ne parla in termini non certo lusinghieri. “La vista di miriadidi batraci immersi nelle sanie e nel marciume – conclude don Ravelli – è uno spettacolo tale da far rivoltare lo stomaco anche a chi l’ha di struzzo!!”

 

I rospi

Con l’arrivo della bella stagione i rospi lasciano le zone relativamente asciutte in cui vivono per il resto dell’anno e convergono verso i corsi d’acqua dove le femmine deporranno le uova. Nel laghetto di Sant’Agostino la battaglia che precede l’ovodeposizione è senza esclusione di colpi: per avvinghiarsi alla femmina, i maschi  lottano prima sulle sponde, poi nell’acqua. Le sanguisughe ne approfittano e talvolta riescono ad attaccarsi al corpo dei contendenti.

 

Rospi in accoppiamento

Quando le nevi si sciolgono, i rospi convergono al lago per la riproduzione.  Il maschio ha preso possesso della femmina e la avvinghia alle ascelle: questa scenderà presto in acqua per deporre le uova

 Al momento della deposizione del lungo cordone gelatinoso che contiene le uova la femmina lancia un grido stridulo che fa da richiamo agli altri maschi. La fecondazione avviene nell’acqua, tra un frenetico accorrere di contendenti che vogliono  perpetuare il proprio bagaglio genetico. 

Riproduzione, lotta tra rospi

Con una potente zampata, il rospo che ha raggiunto la posizione dominante allontana il concorrente che vorrebbe spodestarlo.

 

Rospi in accoppiamento e uova

Coppia di rospi accanto al cordone di uova appena deposte.

  La riproduzione dei rospi, come quella della maggior parte degli anfibi, è strettamente legata alla presenza di acqua. Il laghetto di Sant’Agostino –  isolato tra i boschi, lontano dalle strade trafficate e dai centri abitati – rappresenta un sito ideale:  per raggiungerlo,  i rospi  non corrono il rischio di finire schiacciati dalle automobili o avvelenati dai prodotti chimici. Il numero di rospi che convergono al laghetto è notevole. In altri corsi d’acqua capita invece di trovare pochi esemplari isolati, spesso una sola coppia.

La metamorfosi

Le uova sono fecondate nell’acqua al momento della deposizione. Il cordone finisce per impigliarsi nella vegeatzione sommersa.

uova di rospo e girini in formazione

Uova di rospo e larve ancora avvolte nella massa gelatinosa che le protegge.  All’inizio  della loro esistenza le larve se ne nutrono, poi sviluppano una robusta coda. Diventate  girini,  vanno alla ricerca di sostanze organiche in decomposizione.

I girini compiono – in poco più di due mesi – una metamorfosi che ricorda quei pesci muniti di zampe che, circa 300 milioni di anni fa, conquistarono la terraferma. Se la temperatura dell’acqua è favorevole, a Sant’Agostino in un paio di settimane  le uova nere e rotonde diventano girini. Le zampe posteriori spuntano nel giro di un mese e, quando  compaiono le anteriori, i girini perdono la coda. Durante l’estate i piccoli rospi iniziano la loro avventura sulla terraferma e si disperdono tra i boschi. Torneranno all’acqua solo per la riproduzione.

Invaso inferiore del laghetto di Sant'Agostino.

L’invaso inferiore durante l’estate: siamo in tempo di magra. Durante la stagione piovosa  l’acqua lambisce le pietraie. 

Dalle prime edizioni di “Valsesia e  Monte Rosa” ai giorni nostri l’interesse verso il lago di Sant’Agostino  è mutato profondamente. La zona che lo circonda è diventata S.I.C, ovvero Sito d’Importanza Comunitaria.  Il luogo dove un tempo si guardava con raccapriccio ai rospi è ora destinato al mantenimento  del particolare ambiente che lo caratterizza.

Non solo rospi…

 Vai a   Laghetto di Sant’Agostino, anno 2012

 Vai a  Tra pietraie, cariceto e boschi

 

 Nota – Quanto fin qui pubblicato sul laghetto di Sant’Agostino e i suoi dintorni  è solo in abbozzo: si raccolgono pertanto osservazioni ed esperienze di ricerca in merito. Gli argomenti trattati spazieranno tra la fascia pianeggiante che, attraverso il Sasso dell’Acqua Corna, porta all’invaso inferiore e la mulattiera che da Roccapietra raggiunge il sito. Le osservazioni proseguiranno  quindi verso i resti del Castello di Arian, sull’altura che chiude gli invasi. Chiunque abbia idee e materiale da pubblicare può inviarlo…

  Testo e foto di Franco Bertola (Pen name: Franco Gray)