Valsesia 2021- Pozze e laghetti tra le colline e i monti
Un freddo e asciutto inizio di primavera – Quando la stagione primaverile corre asciutta, i primi a patire la siccità sono gli animali che, per riprodursi, hanno bisogno di acqua e di tempo umido. I rospi, ad esempio, possono disidratarsi nel loro percorso dai quartieri di svernamento alle pozze i cui si riproducono. Le rane in fase riproduttiva nelle primavere particolarmente secche si ammassano nelle poche pozze disponibili. Queste saranno presto zeppe di ovature che, in molti casi, non andranno a buon fine.
Osservazioni di primavera – La primavera 2021 all’inizio non è stata delle migliori, e non solo per le limitazioni legate alla pandemia: giornate fredde e assenza di precipitazioni nella Bassa Valsesia hanno rallentato parecchi cicli biologici, in particolare quelli legati all’acqua. Gli anni scorsi, ad esempio, agli inizi della primavera le rane erano in fase riproduttiva (foto in alto) ma, anche per la scarsità di pioggia, lasciati i boschi si spingevano a cercare acqua fino ai giardini domestici. Quest’anno, in un vento gelido e con i ruscelli in asciutta… la prima pioggia è caduta il 12 di aprile senza riuscire a riempire le pozze ancora prive di vita. Altrove – e mi riferisco ad alcune località della Valsesia più fortunate dal punto di vista idrico – a metà aprile le rane e i rospi già avevano deposto le loro uova in alcuni specchi d’acqua. Roberta ad esempio, ai primi di aprile segnalava un intenso via-vai di anfibi sotto il Ponte Vecchio di Pila.
Foto in alto: 11 aprile – Dopo il periodo secco, sui monti è tornata la neve. Sulle colline della Bassa Valle l’acqua scarseggiava ancora e il risveglio della primavera sembrava rimandato…
Nelle colline, durante il periodo asciutto i cinghiali scavavano con il grugno presso le vecchie cisterne delle vigne ormai abbandonate: evidentemente “fiutavano” l’acqua rimasta nelle vasche di cemento e cercavano quella che nelle pozze e nei ruscelletti mancava ormai da tempo. Mentre il vento e il freddo ritardavano i processi vitali, le gemme appena spuntate nelle notti gelide finivano spesso “bruciate” dal gelo. Nei prati e nelle radure ricche di humus pochi fiori: dopo i campanellini di primavera facevano capolino gli anemoni dei boschi e, tra l’erba ancora disseccata, qualche croco.
Tra colline e montagne
Aprile: la prima benefica pioggia – Aprile ha visto finalmente la Valsesia sotto la pioggia. Acqua caduta dal cielo con giudizio, senza provocare danni… e la vita ha ripreso lentamente vigore.
Foto sotto: una salamandra – Con le piogge di primavera le salamandre lasciano le tane sotterranee in cui hanno passato la stagione del gelo e, approfittando dell’umidità, vanno alla ricerca di pozze: partoriranno le loro larve nell’acqua pulita e moderatamente corrente.
Nelle colline della Bassa Valsesia ad annunciare la pioggia di aprile sono state le raganelle con il loro tipico canto. Uscite dai loro rifugi invernali solo con l’acquazzone del 21 aprile, sono entrate in attività, con i maschi ad aspettare le femmine nelle poche pozze finalmente allagate o a cantare sui rami bassi degli alberi e degli arbusti. Ma l’acqua era poca, il vento ancora freddo e i maschi – a quanto ho potuto constatare – fin verso la fine di aprile hanno cantato invano.
Foto a lato – Un maschio di raganella dalla colorazione inusuale tra i rami bassi di un abete. Complice il tempo umido, anche per le raganelle inizia la stagione della riproduzione…
Il lockdown e il buonsenso non permettevano grandi spostamenti, ma le notizie sulla situazione della Valle arrivavano comunque grazie alla Rete: nei noti laghetti con lo scioglimento della neve la vita riprendeva lentamente seguendo un orologio biologico vecchio quanto la storia dell’Evoluzione. Faceva ancora freddo, l’erba stentava a crescere e i fiori a sbocciare, ma si entrava finalmente nei riti riproduttivi della primavera…
Vai a Raganelle, dall’acqua agli alberi
Vai a Anfibi, dall’acqua alla terra e viceversa
Fine aprile: oltre le colline
Lasciate le colline, alle quote superiori la neve si sta sciogliendo e la vita nelle pozze riprende i suoi ritmi: gli organismi legati all’acqua sfruttano il tepore del primo disgelo. Nella conservazione di equilibri dovuti a lunghi processi evolutivi la presenza dei piccoli invasi diventa fondamentale.
Foto in alto – La foto di Massimo Gullotti è stata scattata il 24 aprile in Val Sabbiola, all’Alpe Colmetto a 1505 m di altitudine per documentare il risveglio della natura: il laghetto stretto tra la neve e le sponde ancora in parte gelate è già ricco di forme di vita in movimento. Scrive Massimo che – giunto al laghetto del Colmetto di Cevia – ad ascoltare i richiami delle rane provò un grandissima sensazione: ” […] quasi a dirmi fermati e ascoltaci, quasi a dirmi qua è tutto un mondo diverso! E non fare un passo in più, o smettiamo di cantare. Un risveglio della natura timido ma potente”.
Primi di maggio: tanta pioggia benedetta, neve sui monti
Con i primi di maggio anche nella Bassa Valle le poche pozze sono finalmente colme, le sorgenti si sono rivitalizzate e anche i ruscelli hanno ripreso a cantare…
Se prima delle piogge le raganelle si muovevano timidamente e i maschi emettevano invano i loro “cre – cree – cre”, ora è tutto cambiato: nel giro di poche ore si formano le coppie, nelle pozze le femmine depongono le uova attaccandole all’erba e ai rametti sommersi, i maschi le fecondano. La vita riprende a pulsare, me nelle quote che sfiorano il Piano Alpino la situazione è ben diversa…
Sui monti…
In alto e a destra le foto di Paolo Champ portano al primo laghetto dell’Alpe Maccagno. L’Alpe si trova in Alta Val Vogna, a quasi 2020 m di altitudine. Nelle acque parzialmente gelate tutto tace, le sponde sono tuttora deserte e le forme di vita legate all’acqua sono ancora al riparo, celate nella fanghiglia del fondo.
Paolo riferisce che sopra e sotto la superficie del lago ancora parzialmente gelata non vide muoversi nulla, ma è ben noto che le forme di vita che popolano questi specchi d’acqua hanno subito processi di adattamento alle condizioni più difficili per cui presto usciranno dal letargo. Altrove, dove il clima è meno rigido, le larve nate da poco dovranno fare i conti con il clima e gli eventi atmosferici di questo inizio di primavera…
Strategie di sopravvivenza
Il 10 e l’11 maggio sulla Valle la pioggia cade quasi senza interruzioni, la Sesia si gonfia e rumoreggia.
Foto in basso – Girini di rana (probabilmente Rana temporaria) nati in una pozza precedentemente spazzata da una piena. Siamo al Ponte dei Dinelli, frazione Scopetta del Comune di Scopa: notare l’assenza di sostanze organiche. Piante ed animali, in effetti, furono portati via dalla disastrosa piena della Sesia ai primi di ottobre 2020. Le pozze, i ruscelli e le sponde del fiume saranno nuovamente colonizzati dalle piante e da altri animali, ma il processo richiederà del tempo e al momento il piccolo specchio d’acqua offre ben poche risorse alimentari.
Nei rigagnoli e nelle pozze attorno al ponte di Scopetta a maggio già nuotavano i girini della rana temporaria, ma la piena ha trascinato via quelli che vivevano nei piccoli invasi alimentati da acqua corrente e sono sono rimasti solo quelli nati nelle pozze riempite dalle piogge. Evidentemente le rane – quando depongono le loro uova – adottano diverse strategie riproduttive: la tiepida acqua stagnante favorisce la schiusa ed è ricca di nutrienti, ma la pozza potrebbe esaurirsi con la siccità. L’acqua in continuo movimento è meno ricca di alimenti, non corre il rischio di sparire in caso di tempo secco ma… nei ruscelli in piena i girini possono finire travolti dalla corrente.
L’avventura della vita è una scommessa fatta di rischi e di opportunità per cui… il luogo in cui si nasce può essere determinante per la sopravvivenza.
A questo punto la narrazione apre nuovi filoni d’indagine:
1 – la vita nelle pozze e nei ruscelli intorno al Ponte di Scopetta (il noto Ponte dei Dinelli) prima dell’alluvione del 3 ottobre 2020, quando la corrente si portò via tutto.
2 – il secondo filone è volto invece a catalogare – nel tempo e con una serie di pagine in costruzione – le forme di vita che torneranno a popolare le pozze e i ruscelli attorno al ponte sopra menzionato.
Franco Gray (All’anagrafe: Franco Bertola)
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