Inferno, canto XXVIII
Or di’ a fra Dolcin dunque che s’armi,
tu che forse vedrai lo sole in breve,
s’egli non vuol qui tosto seguitarmi,
sì di vivanda, che stretta di neve
non rechi la vittoria al Noarese,
ch’altrimenti acquistar non sarìa lieve.
(Inferno, XXVIII, 55-60)
Con queste parole, Dante dipinge la tragica fine di Dolcino. L’interesse per fra’ Dolcino ha radici antiche: la sua vicenda umana si è svolta proprio in casa nostra e ora – a più di settecento anni di distanza – ancora se ne parla, sia pure per descrivere il sentiero che da lui prende il nome.
Fra’ Dolcino: l’uomo, il personaggio, il movimento
Secondo Benvenuto da Imola Dolcino nasce a Prato Sesia. Stando ad altri cronisti, egli sarebbe invece originario della Val d’Ossola. Di fatto, i suoi natali si perdono nelle pieghe della Storia e dei sui suoi primi anni di vita non si conosce molto: si dice che si fece frate e che studiò a Vercelli, che fu di acuto ingegno ma “di indole prava”.
Nel 1291 Dolcino è discepolo dell’eretico Gerardo Segarelli da Parma, il fondatore della setta degli Apostolici. Questi predicano la comunione dei beni, la pace e la fratellanza ma, nonostante ciò, il loro maestro viene incarcerato. Dolcino si rifugia allora nel convento dei frati umiliati di Trento e s’invaghisce della bellissima Margherita, una educanda di nobile famiglia.
Quando il Segarelli viene arso sul rogo Dolcino diventa il capo carismatico degli Apostolici. Nel 1304 questi si portano verso la Valsesia e pongono il loro quartier generale in località Pian di Cordova. Da quel tranquillo pianoro scendono a predicare nei villaggi vicini: si legge che Dolcino trova in breve tempo quasi 4.000 seguaci. Poiché la setta cresce di giorno in giorno, per combatterla viene costituita una lega armata di cattolici ortodossi. I primi scontri vedono gli Apostolici prevalere sui Crociati ma questi ultimi, dopo le dure sconfitte, organizzano una potente controffensiva e Dolcino trova prudente portarsi verso i monti dell’Alta Valsesia. Un certo Sola gli offre ospitalità e vettovaglie in Campertogno: provati dagli scontri, gli apostolici pensano ormai a mettersi al riparo.
Agli inizi del 1305 Dolcino, ormai braccato, è costretto a spostarsi verso località più sicure. Prima si stabilisce all’alpe Vasnera, poi si arrocca sulla Parete Calva, il bastione di roccia quasi inaccessibile che domina su Quare, un piccolo centro abitato situato tra Campertogno e Rassa. Lì gli Apostolici affrontano il rigido inverno dell’Alta Valle poi, nel marzo 1306, si mettono alla ricerca di località più accoglienti. Per sfuggire alla morsa dei loro nemici, transitano lungo le creste e dalla Valsesia raggiungono infine il Monte Rubello, nel territorio di Trivero, in Valsessera. Riescono a resistere agli assalti delle truppe cattoliche per qualche mese ma nel marzo del 1307 verranno massacrati, dispersi o fatti prigionieri.
Arrestati e processati, Dolcino e Margherita finiscono sul rogo. Era il primo giugno dell’anno 1307, sul soglio pontificio sedeva Clemente V.
Gattinara, le colline…
In queste zone Dolcino conobbe forse i successi più significativi della sua carriera di predicatore e di condottiero. Nella primavera del 1304 le truppe che gli mossero guerra furono infatti inesorabilmente sconfitte su entrambe le sponde della Sesia. Da lì, i superstiti tornarono a Vercelli “a pianger lor sorte”, come possiamo leggere ne “La storia del Comune di Serravalle Sesia”, di don Florindo Piolo.
Del castello di San Lorenzo non restano che rovine: venne infatti smantellato nel 1530 dalle truppe spagnole. Sorge a una altitudine di 540 metri s.l.m. sulla collina omonima e lo si raggiunge seguendo il segnavia 1 del Cai di Gattinara. Prendendo la strada asfaltata per la Torre delle Castelle e lasciando l’auto al parcheggio, ci si arriva in poco più di mezz’ora di tranquillo cammino, prima tra i vigneti, poi tra boschi, zone incolte e affioramenti di rocce vulcaniche. Al bivio si incontra la nota “Rulla dal Burnalot”, una quercia che mostra ormai il peso degli anni e che, stando alla leggenda, sarebbe stata luogo di ritrovo per diavoli, streghe ed altre malefiche creature. Percorrendo altri tratti di bosco e di terenno incolto si arriva infine ai ruderi.
Lungo le piste tagliafuco e i sentieri…
Il sentiero di fra’ Dolcino va verso la Pietra Croana e presenta aspetti storici e naturalistici. I tracciati che da Gattinara raggiungono il territorio di Serravalle e dei Comuni confinanti furono calcati non solo da contadini e boscaioli ma anche da uomini armati di fede e di spada, ora trionfanti e vincitori, ora braccati e dispersi: vi transitarono, ad esempio, i protagonisti della Guerra di Liberazione. Tornando a Dolcino, si pensi al “frate eretico” quando, in veste di predicatore, si portava verso i villaggi della bassa Valsesia. Si immagini anche come, trasformati in soldati i propri discepoli, i vari manipoli potessero agevolmente e segretamente tenersi in contatto attraverso le scorciatoie che – ora come allora – collegano i centri abitati di Gattinara, Vintebbio, Lozzolo, Piane, Serravalle, Bornate, Crevacuore…
Nota – Il toponimo “Sentiero di fra’ Dolcino” fu coniato nei primi anni Ottanta del secolo scorso per delimitare l’attuale segnavia 700.
Continua con pagine che tratteranno di itinerari specifici, descrizioni di luoghi, storie e racconti-verità. Saremo lieti di pubblicare immagini e testimonianze relative agli argomenti qui citati.
(Testo e foto di Franco Bertola – Pen name: Franco Gray)
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