.
Pagina a cura di Franco Gray (pen name). Per l’anagrafe Franco Bertola
- Un affresco realizzato nei primi anni Ottanta sulla parete di un edificio pubblico di Piane Sesia. Oltre ai coniglietti, l’artista ha raffigurato una gazza che becchetta sul tavolo e una cornacchia grigia posata sul cestino.
La storia di Cru-Acc
Cru-Acc era un corvo un po’ strano, credo incrociato con le cornacchie grigie. La nostra amicizia nacque in primavera sulle sponde del fiume: il poveretto era caduto dal nido e non sapeva né volare né procurarsi il cibo. Era addossato alle radici di un albero: al vedermi, prima assunse un atteggiamento aggressivo, poi spalancò la bocca e si mise a gracchiare con insistenza. Appena capii che stava morendo di fame presi alcuni pesciolini che già avevo bracconato e glieli ficcai nel becco poi, dopo che ebbe mangiato a sufficienza, mi levai la camicia e ve lo racchiusi lasciandogli fuori solamente la testa: “Ora – gli sussurrai – tu ti chiami Cru-Acc e stai con me. Le tue tribolazioni sono finite”. Sperando che capisse le mie buone intenzioni, in quell’occasione parafrasai persino un passo della Bibbia: “Cru-Acc… amico mio, d’ora in poi non sarai più chiamato derelitto e, la tua pancia non resterà mai più vuota”, gli spiegai.
A casa, Cru-Acc fu alloggiato momentaneamente in una cassetta. Ben nutrito con pezzetti di carne e croste di formaggio, in breve iniziò a spingersi verso gli angoli più reconditi della fattoria. In poco più di due mesi diventò il beniamino della famiglia: “… fa la guardia meglio di un cane e… se vede qualcuno si mette a strillare come un orso e vola a cercarmi”, disse una volta lo zio Augusto. “… già però… un cane farebbe un lavoro ancora migliore e… se ci fosse… sarebbe meglio”, gli risposi. Lucifero, in effetti, sarebbe arrivato solo quattro anni d’anni dopo: questa storia risale infatti ai tempi delle elementari, quando sognavo un cane in grado di far scappare Veleno come una lepre, magari mediante qualche opportuno morso sul sedere. “… vuoi fare un’altra Arca di Noè?”, mi chiese immediatamente lo zio troncando i miei cattivi pensieri. “E… dimmi un po’ – aggiunse maligno – oltre al corvo e a tutto il resto ora… ci toccherà mantenere anche un cane?” Sapevo che a lui i cani piacevano, che sperava che gli rispondessi di sì, ma tacqui: fra quelli di Valpiana proprio non trovavo quello giusto. “Il più intelligente – mi dicevo – rispetto a quelli del Carlo Alberto è un tabui”. Parola che, nel dialetto locale, significa cane incapace di intendere e di volere.
Torniamo alla nostro corvo da guardia: passammo insieme la primavera, l’estate e l’inverno. Di tanto in tanto gli nascondevo qualche bocconcino e lui andava a cercarselo poi, forse per dispetto, mi slacciava le stringhe delle scarpe e scappava. Sebbene sui libri che mi aveva regalato mio padre corvi e cornacchie fossero definiti “dannosi all’agricoltura”, Cru-Acc non lo era per niente. Per mangiare, infatti, non doveva rubacchiare i raccolti e, anzi, era costretto a subire dei furti: quando nascondeva le croste di formaggio negli angoli del cortile, per esempio, i tacchini e le galline talvolta gliele rubavano. Di conseguenza, ingaggiava spesso baruffa con gli altri pennuti della fattoria. Una volta, in famiglia, ci fu persino una disputa su chi avesse stanato la vipera cui lo zio Augusto aveva dato infine il colpo di grazia. Era contesa tra le galline e il corvo e per lui il merito era da attribuire a Cru-Acc. Per sua moglie, invece, le galline erano la migliore garanzia contro i rettili velenosi. L’unica cosa certa fu che la vipera, appena ammazzata, finì mangiata dai tacchini. Sopraggiunti per ultimi e senza aver avuto merito alcuno nella cattura, erano riusciti a mettere tutti d’accordo grazie alla loro mole.
Qualche mese dopo, ad uccidere Cru-Acc furono proprio i tacchini. Il previdente corvo si era fatto una scorta di cibo in un angolo nascosto del cortile ma i suoi nemici giurati erano riusciti a scovargliela. Quando, al vederli, Cru-Acc si avventò contro gli ingordi ladroni, chissà come fu colpito al capo dal becco di un grosso tacchino dal collo rubizzo. Vidi il poveretto barcollare e dirigersi con le ali abbassate verso di me, ma non riuscì a raggiungermi: il colpo gli era stato fatale.
Note
Cru-Acc, storia di un corvo da guardia, nasce come integrazione della mia tesi di laurea in etnografia dal titolo “Cicli produttivi e cultura popolare fra tradizione e modernità”. Nel paragrafo “Strategie di sopravvivenza” focalizzo la vita in campagna negli anni Cinquanta e Sessanta del Novecento. Vi è tratteggiata la figura dell’operaio-contadino che, per sbarcare il lunario, nel tempo libero si inventa altri mestieri, non ultimo quello di bracconiere. Poiché, in genere, le tesi sono documenti di difficile lettura, la mia ha subito una trasformazione ed è diventata un “Romanzo etnografico“.
Altre storie
Vai a Carlo Alberto, la Grisa e Lucifero
Vai a Kain, il guardiano dei ricordi
Vai a Jaku, l’allocco rubato dal nido