Il governo del bosco
Quando arriva il freddo, nel Parco Naturale Lame della Sesia si procede – con gli opportuni tagli – alla sistemazione dei boschi.
Talvolta a torto, il taglio del bosco è visto come un attentato alla natura. E troppo spesso i rimboschimenti con essenze arrivate da lontano sono presentati – altrettanto a torto – come opere meritevoli. La realtà non è così: i nostri boschi – ad eccezione dei pochi remoti angoli in fase di climax – sono il risultato degli interventi umani e hanno tuttora bisogno di manutenzione. Se si prendono in esame gli impianti ormai maturi di pino strobo si scopre, ad esempio, che alcuni di essi sono diventati un problema perché le larghe chiome che arrivano a toccarsi impediscono di fatto lo sviluppo delle altre specie del sottobosco. Originario dell’America del Nord, lo strobo sembrava una buona risorsa e fu introdotto nelle nostre zone per essere impiegato nella produzioni industriali: la pianta si è però rivelata di scarso interesse commerciale. Tra le altre specie venute da lontano troviamo ormai la robinia che assedia castagneti e querceti; parlando della campagna di Gattinara del secolo scorso, il Gibellino scriveva che “la regina dei nostri colli era la quercia, la Ruvìa, oggi è l’acacia, la Gażìa”. Tra le specie infestanti d’importazione pare il caso di citare anche la Paulownia: arrivata dalla lontana Cina per ornare i giardini, in breve è riuscita a raggiungere le sponde della Sesia e a risalire fin sulle colline, dove colonizza le vigne gerbide e gli altri terreni abbandonati al loro destino.
Inverno
Anche ad Albano alcune specie non autoctone – e tra questa la ormai famigerata e vitale robinia – costituiscono un problema e si tenta di ridurne il numero mediante opportuni tagli selettivi. Ad esaminare il lavori fin qui eseguiti pare infatti evidente che si vuole limitarne il numero per favorire lo sviluppo di altre specie utili al mantenimento dell’ecosistema naturale. Nel bosco di Albano, tra le piante autoctone d’alto fusto crescono il frassino, la quercia, il tiglio e l’ontano. Tra gli arbusti – importanti per i loro frutti – troviamo invece il nocciolo, il sambuco e il prugnolo. Poiché la robinia tende a soffocare le piante che l’attorniano, è del tutto evidente che, per il mantenimento di un ecosistema ricco e vario, il suo sfoltimento diventa necessario.
Originaria dell’America del Nord, la robinia fu introdotta in Piemonte agli inizi del secolo scorso per consolidare i pendii a ridosso delle ferrovie e, inaspettatamente, si espanse in modo tale da diventare infestante. Nonostante assedi le coltivazioni e le altre piante da legno, è considerata di grande utilità sia per la produzione del legname che in apicultura: fiorisce verso la fine di maggio e le api ne ricavano un miele biondo, delicato e ricco di profumi. La sua presenza è dunque utile, ma va mantenuta entro limiti accettabili.
I tigli fioriscono subito dopo le robinie e anche dai loro fiori le api ricavano il miele. L’intera infiorescenza, raccolta al momento della fioritura e lasciata seccare all’ombra, è utilizzata per la preparazione di tisane: le ricette della nonna sono da tempo affiancate dalle moderne preparazioni cosmetiche e medicinali, ma l’uso antico di seccarle all’ombra e di conservarle in sacchetti di carta nelle nostre zone non è tramontato. Nel bosco il tiglio colonizza i terreni freschi e umidi, ma i suoi spazi vitali sono spesso assediati da piante più vigorose.
Dettagli
Nell’economia del bosco ogni elemento diventa vitale. Le bacche dell’edera che si abbarbicano ai tronchi degli alberi matureranno verso la fine di marzo e diventeranno cibo per gli uccelli, così come i piccoli frutti degli arbusti del sottobosco.
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Una vecchia robinia dal tronco cavo. La pianta potrebbe schiantarsi facilmente, per cui molto probabilmente sarà tagliata. Se risparmiata, nel bosco potrebbe tuttavia svolgere altre funzioni, non ultima quella di rifugio per i piccoli animali…
Ad Albano sono infatti posizionate delle cassette nido per gli uccelli. Tra questi, parecchi insettivori nidificano solo nelle cavità…
Primavera
Con la ripresa primaverile nel bosco si creano nuovi equilibri. Gli spazi lasciati liberi dalle robinie sono occupati da erbe, arbusti e fiori che – poiché privati della luce e dello spazio vitale, in precedenza non potevano svilupparsi.
Il Parco Lame del Sesia di Albano è noto per le sue lanche. Si tratta di specchi d’acqua calma, circondati da una fitta vegetazione palustre e da alberi di grandi dimensioni…
Testo e foto di Franco Gray (all’angrafe: Franco Bertola)
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Aggiornamento: aprile 2021