Quando cala la sera i moscardini lasciano i loro nidi celati tra gli arbusti poi, protetti dalle tenebre, vanno alla ricerca di cibo…
Il Muscardinus avellanarius è un roditore di dimensioni modeste: raggiunge infatti (coda compresa) i quindici centimetri di lunghezza. In pianura e sulle colline i moscardini vivono di preferenza tra i rovi, nelle le radure dove crescono le nocciole selvatiche e ai bordi dei piccoli appezzamenti con alberi da frutto. Verso le montagne diventano sempre più rari, ma sopravvivono ai lunghi inverni perché – ben celati nelle cavità degli alberi più vetusti e soprattutto nelle ceppaie disseccate – con l’arrivo dei primi freddi cadono in un profondo letargo. Per affrontare il gelo, verso l’autunno si rimpinzano soprattutto di castagne e di faggiole: in questo modo avranno abbondanti riserve di grasso da consumare durante il sonno invernale. Al risveglio riprenderanno vigore rosicchiando i primi germogli e i semi rimasti al suolo.
Presenze inequivocabili…
Una vita furtiva – I moscardini durante la stagione calda passano le loro giornate in nidi sferici costruiti tra gli arbusti a circa un metro dal suolo: i ricoveri dei maschi hanno dimensioni modeste, ma quelli delle femmine con prole possono superare i dieci centimetri di diametro, sono ben rifiniti e accuratamente celati.
Racconti di boschi e di moscardini
II primo incontro – … il giorno mi padre tornò dal bosco con un moscardino (“rat niciulin”) addormentato mi spiegò che l’aveva trovato nella vecchia ceppaia che stava spaccando, che non era morto e che stava passando l’inverno in letargo. Io avrei voluto accarezzarlo, ma papà mi disse di lasciarlo in pace e lo sistemammo con foglie, fieno e segatura dentro un capace mastello di metallo che portammo poi nel locale freddo della fattoria, quello in cui si conservavano le patate e la frutta. Quando finalmente il moscardino si svegliò dal letargo cominciai a nutrirlo e… poiché era solo… pensai pure di trovargli una famiglia: di conseguenza con l’arrivo della primavera cominciai a ispezionare con cura le radure, gli incolti e i bordi dei terreni coltivati.
Ricerche e scoperte – La ricerca di una compagna per il moscardino che viveva nel mastello fu piuttosto lunga. Dopo parecchie esplorazioni, quando finalmente scoprii un grosso nido abitato da una femmina con prole mi avvicinai rumorosamente: di conseguenza l’inquilina ne uscì e scomparve velocemente tra i rami del cespuglio sul quale aveva messo su famiglia. All’interno del nido i neonati erano ancora ciechi e privi di pelo, li osservai per pochi istanti e non li disturbai. Quando – a poche ore di distanza – tornai per rivederli il nido era ormai vuoto: la madre già aveva ormai messo al sicuro i suoi piccoli, ben lontani dalle mie grinfie. Il giorno che riuscii ad arraffare un nido con madre e figli lo portai nel vecchio mastello: non ci furono conflitti con l’ospite scovato in inverno e la madre si prese cura della prole. Ben presto però i moscardini tornarono da dove erano stati prelevati: erano troppi e mio padre mi obbligò a riportarli nel bosco, anche perché i gatti di casa… se mai fossero riusciti ad entrare nel locale alla prima occasione se li sarebbero mangiati.
Peccati veniali – Penso che il racconto di queste mie (peccaminose!) esperienza di ragazzino possa tornare utile a quanti si trovassero nella necessità di mettere in sicurezza un nido di moscardino o i soggetti giovani sfuggiti alle cure materne. A quei tempi non era vietato allevare gli animaletti selvatici e i “reati” da me commessi sono ormai caduti in prescrizione ma… a mia discolpa preciso che ero un bambino curioso e che, con l’avanzare degli anni, capii che gli animali non sono giocattoli.
Esperienze
L’incontro con i moscardini in difficoltà può creare dei problemi. I brevi racconti dei fatti (e dei misfatti!) commessi dal sottoscritto tanti anni fa invitano ad evitare errori. Ecco alcune osservazioni:
- Quando un nido con prole non ancora autosufficiente viene involontariamente danneggiato (ad esempio durante i lavori di manutenzione delle siepi) la nidiata va lasciato sul posto. In breve tempo la madre porterà la prole in un luogo sicuro.
- I moscardini rinvenuti in letargo vanno messi in sicurezza in un luogo freddo e protetto: il calore degli appartamenti li danneggerebbe.
- Il ritrovamento casuale di giovani moscardini non deve preoccupare: allo stadio di crescita mostrato nelle foto sotto vanno rifocillati e posti lontano dai possibili predatori con una piccola riserva di cibo (ad esempio, pezzi di frutta matura). Rimessi in natura, sapranno cavarsela da soli.
Un salvataggio – Scrive Giulia in merito al ritrovamento del giovane moscardino senza nido della foto in alto: “Il Moscardino era rannicchiato su uno scalino di un hotel di montagna dove alloggiavo. Si è lasciato prendere in mano anzi cercava il calore e si sentiva protetto […]
Ho cercato di capire da dove fosse caduto…zero nidi: era spostato di diversi metri da un bosco di noccioli e di rovi. Dopo avergli dato acqua tiepida con zucchero disciolto che ha succhiato volentieri l’ho lasciato sotto i cespugli…”
In Valsesia
In Valsesia il moscardino è conosciuto come “rat niciulin” e, sebbene nottetempo approfitti talvolta della frutta coltivata, gode di molta simpatia. Una breve indagine condotta via Web rivela la presenza di questo piccolo roditore sia nelle zone collinari della Bassa Valle che oltre i centri abitati del piano montano: è stato infatti segnalato anche nella zona in cui il faggio cede gradatamente alle conifere (ad esempio: Alpe Bonda, circa 1250 m sul livello del mare). Ciò dimostra che i moscardini sanno adattarsi anche ai climi poco ospitali; in effetti, i nidi che ne testimoniano la presenza sono stati rinvenuti pure a 1500 metri, ben celati tra le felci e i lamponi delle alture della Val Sorba. L’avvistamento più alto è stato a 1710 metri di altitudine, verso l’Alpe Campo di Rassa.
Franco Gray (All’anagrafe: Franco Bertola)
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Ringraziamenti – Si ringraziano le persone che hanno fornito i dati sopra riportati e i fotografi che hanno concesso la pubblicazione delle loro opere.
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